43 anni fa, nella notte tra l’8 e il 9 del 1978 maggio, Peppino Impastato venne barbaramente ucciso dalla mafia a Cinisi, cittadina a pochi chilometri da Palermo, per ordine del boss mafioso Gaetano Badalamenti.
Il giornalista siciliano, che si era candidato alle elezioni comunali con Democrazia proletaria, fu ucciso e il suo cadavere fu fatto saltare con del tritolo sui binari della ferrovia Palermo-Trapani, così da far sembrare che si trattasse di un fallito attentato suicida.
I mezzi d’informazione, le forze dell’ordine e la magistratura parlarono di un’azione terroristica in cui l’attentatore era rimasto ucciso. Solo la madre di Peppino, Felicia, e il fratello, fecero emergere la matrice mafiosa dell’omicidio, riconosciuta nel maggio del 1984 anche dall’ufficio istruzione del tribunale di Palermo.
Il 9 maggio 1978 è anche il giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro in via Caetani, a Roma. Il ritrovamento del corpo del presidente della Democrazia cristiana, oscurò completamente la notizia dell’omicidio di Impastato.
Nel 1977 Impastato fondò Radio Aut, un’emittente autofinanziata di controinformazione. Radio Aut prendeva in giro la mafia e i politici locali. Impastato conduceva una trasmissione satirica in cui parlava della mafia in maniera dissacrante.
Dai microfoni della radio quotidianamente condannava la mafia, il silenzio e la rassegnazione e attraverso l’informazione e la conoscenza contrastava la violenza mafiosa. Tuttavia, nel maggio del 1992, i giudici decisero l’archiviazione del caso, pur riconoscendo la matrice mafiosa del delitto. Il tribunale escluse la possibilità di individuare i colpevoli.
Nel 1994 il Centro di documentazione dedicato a Peppino Impastato presentò la richiesta di riapertura del caso, accompagnata da una petizione popolare. Nell’istanza si chiedeva di interrogare il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla cosca mafiosa di Cinisi.
Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, Badalamenti fu indicato come il mandante dell’omicidio insieme al suo braccio destro Vito Palazzolo, e l’inchiesta fu formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 fu emesso un ordine di arresto per Badalamenti, detenuto negli Stati Uniti. Il 5 marzo 2001 la corte d’assise di Palermo condannò Vito Palazzolo a 30 anni di carcere per l’omicidio di Giuseppe Impastato. L’11 aprile 2002 Badalamenti fu condannato all’ergastolo per essere il mandante di quell’omicidio. Palazzolo e Badalamenti sono morti in carcere.
Anche L’ANPI, il Comune di Anzola, vogliono sensibilizzare a promuovere il messaggio di Impastato e l’importanza della cultura della legalità, quale fondamentale strumento di lotta contro le mafie. I
IL 9 MAGGIO ALLE ORE 11, PRESSO IL GIARDINO DEDICATO A FELICIA BARTOLOTTA IMPASTATO IN VIA RUMPIANESI L’ANPI DI ANZOLA: ROBERTA BUSSOLARI E SARA TAROZZI, LA PRESIDENTE DELL'ANPI PROVINCIALE ANNA COCCHI, INSIEME ALLE AMMINISTRATRICI COMUNALI: VICE SINDACO GIULIA MARCHESINI E ASSESSORA IRIS BELLETTI DEPOSITERANNO UN MAZZO DI FIORI.
IL 9 Maggio è una data da ricordare per riflettere sull’importanza che ciascuno, nel proprio territorio, può fare per dire no alle mafie e per promuovere il benessere delle comunità.
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